📷 Amussu

Regia: Nadir Bouhmouch

Anno: 2019

Paese: Marocco

Genere: docufilm

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AR-SUBITA

Sinossi:
Imider, Marocco sud-orientale. Una rapace miniera d’argento ha sifonato l’acqua delle falde acquifere per decenni, prosciugando i mandorleti di una piccola comunità amazigh. Temendo che la loro fragile oasi potesse scomparire e che i loro mezzi di sostentamento venissero distrutti, nel 2011 gli abitanti del villaggio si sono ribellati pacificamente e hanno chiuso un’importante conduttura idrica diretta verso la miniera. Sette anni dopo, continuano a occuparla, in un campo di protesta che ora si è praticamente trasformato in un piccolo villaggio a energia solare. Tuttavia, sostenuta da servizi segreti conniventi e protetta in modo aggressivo dalla polizia, la più grande miniera d’argento dell’Africa non è un avversario facile. Decine di persone sono state arrestate per aver preso parte a quello che gli abitanti del villaggio hanno chiamato “Amussu of Ubrid n ’96” (Movimento sulla strada del ’96). Ciononostante, gli abitanti del villaggio continuano a resistere con i pochi mezzi di cui dispongono: canti, pane secco, proteste settimanali, una telecamera fragile, un festival del cinema e un’ingenuità senza fine.

Dalla nostra dichiarazione su Amussu:
“Uno dei nostri proverbi amazigh dice: “Un evento che non viene immortalato dalla poesia è come se non fosse accaduto””. La comunità di Imider, nel sud-est del Marocco, crede in questo detto e lo rappresenta nella vita e nella lotta quotidiana. Dopo che l’attività mineraria in quest’area, che è la più grande miniera d’argento dell’Africa, ha causato la scarsità di acque sotterranee necessarie per la coltivazione dei mandorli, il movimento di Imider lotta pacificamente da otto anni per preservare la fragile oasi e il loro diritto alla terra e alla vita. I loro mezzi di lotta sono: il teatro, la poesia e il canto, e questo documentario è stato diretto da Nader Bouhmouch, prodotto dal movimento di protesta di Imider, in collaborazione con gli abitanti di Imider. Di fronte a un avversario più potente, questo movimento di protesta si aggrappa alla sua resilienza, alla capacità di creatività, al suo desiderio di giustizia e alla sua fede in essa, una fede che nemmeno le forze di sicurezza possono spegnere”.

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